Il Tribunale del Riesame di Brescia ha emesso un provvedimento con il quale revoca la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Suor Anna Donelli, religiosa appartenente alla Congregazione delle Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa. 

La Procura della Repubblica di Brescia (Direzione Distrettuale Antimafia) contesta a Donelli i reati puniti e previsti dall'articolo 416 bis e 110 c.p. 
Si tratta di accuse destituite di qualunque fondamento e su cui Silere non possum era già intervenuto nell'immediatezza dei fatti.
Di prima mattina, su mandato dei sostituti procuratori Teodoro Catananti e Francesco Carlo Milanesi, le Forze dell'Ordine si sono presentate presso la dimora della religiosa svegliando tutte le consorelle al fine di portarla via e notificare la misura cautelare. 

Nonostante non vi fossero prove, il GIP aveva confermato la misura degli arresti domiciliari. Illazioni, quelle dei due sostituti procuratori che, lo ricordiamo, appartengono alla medesima direzione antimafia che sapeva delle attività illecite di Pasquale Striano, il quale faceva accessi abusivi per ricercare informazioni su cardinali, politici e uomini importanti. I giornali, con grande silenzio degli Ordini professionali e delle procure, avevano già etichettato Donelli come "la suora ndranghetista" e altre idiozie varie. È noto, però, quando le accuse sono rivolte a religiosi ed ecclesiastici tutto è possibile. 

Questi magistrati hanno ritenuto che il servizio di assistenza che suor Anna Donelli stava svolgendo in carcere, in realtà, fosse "concorrere nel reato di associazione mafiosa" che è contestato alle persone a cui la religiosa semplicemente prestava servizio di volontariato. Stranamente nella vicenda sono coinvolti politici di destra, anche questo sarà sicuramente un caso. Ad inizio dicembre suor Anna era stata anche fatta oggetto di attenzioni moleste da parte dei giornalisti che avevano iniziato a cavalcare la notizia e l'avevano accusata di aver fatto cadere loro la video camera quando, in realtà, questi operatori della disinformazione continuavano a molestarla mentre si recava, come un qualunque cittadino, a rendere interrogatorio davanti al Giudice per le Indagini preliminari. 

Per fortuna il Tribunale del Riesame ha valutato le accuse ed ha correttamente osservato che non vi sono prove che giustifichino la privazione della libertà di una religiosa che ha sempre servito la Chiesa con dedizione e di questo servizio ne giova anche lo Stato che ha delle carcere in condizioni vergognose. Se non fosse per le attività della Chiesa Cattolica, le carceri italiane sarebbero paragonabili a quelle dell'Iran. Tutte considerazioni che sono state fatte dagli stessi direttori delle carceri nell'incontro con i vescovi lombardi.

Auspichiamo vivamente che anche le accuse, campate in aria, formulate da questi due magistrati vengano ritirate e suor Anna e la sua Congregazione possano tornare alla serenità di cui hanno diritto.
Non sarebbe male, poi, se qualche magistrato iniziasse a fare il proprio lavoro piuttosto che imbastire processi politici e ideologici. 

d.L.S.
Silere non possum