The blackmail system of moralists continues to strike. It is always the clergy who pay the price.
“Omnia ergo, quaecumque vultis ut faciant vobis homines, ita et vos facite eis; haec est enim Lex et Prophetae” disse il Signore Gesù ai suoi nel discorso della montagna.
Questo invito di Cristo, molto spesso qui in Vaticano (e non solo) lo abbiamo dimenticato. Troppo spesso le dinamiche di corte hanno il sopravvento rispetto alla carità e al Vangelo. Se Francesco a voce parla di misericordia, pace, amore, e quant’altro, con le opere ha un po’ di difficoltà. Lo abbiamo evidenziato più volte e il Papa non ha certo intenzione di cambiare sistema.
Per coloro che però lo osannano sempre, vorremmo ricordare alcune parole che lui stesso ha pronunciato: “Il chiacchiericcio è un’arma letale, uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza”. Certo, sorprende che oggi, come ieri, il Papa non ricordi le sue parole. Proprio come quando, “sull’altare dell’ipocrisia” ha scelto di sacrificare l’Arcivescovo di Parigi.
Nelle recenti ore, un blog di psico repressi, ha pubblicato una notizia in cui allude a chissà quali atrocità hanno portato al “siluramento” di un semplice prete dalla Curia Romana. Per comprendere la natura distorta di questi blog, basti pensare al modus agendi utilizzato in diverse occasioni.
Quando è stato cacciato malamente l’Eminentissimo Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, spiegarono come fosse assurdo questo comportamento del Pontefice. Quando venne cacciato l’Eminentissimo Signor Cardinale Robert Sarah, lanciarono invettive contro Santa Marta. Oggi, che ad essere cacciato è un presbitero, riprendono quel sistema che ormai li caratterizza da anni e alludono a chissà quali gravi questioni hanno portato a questo “siluramento”. Qualcuno è così coraggioso da spiegarci la logicità di questo sistema?
Ah, sì, giusto, è sempre il solito. “O sei con noi, o sei contro di noi”. Questo è il sistema che ha guidato l’informazione di questi pseudo blog in questi anni. Io, personalmente, lo notai già nella nota vicenda che ha visto coinvolto Enzo Bianchi. Seppur la visione di chiesa che quest’uomo ha non si sposa affatto con la mia, non potevo non evidenziare una violazione palese di qualsiasi norma canonistica e umana, in quella vicenda. Non stetti a pensare altro se non, fare Verità. Arrivai anche a denunciare gravissimi reati commessi dalla Comunità monastica di Bose ai danni della Regione Piemonte, ovvero della collettività.
Lo stesso discorso lo posso fare in merito alla vicenda Sloane Avenue. Oggi sono molto soddisfatto del fatto che vi siano dei miei validi collaboratori che mi aiutano a seguire quella vicenda. Denunciare certi comportamenti o la violazione di norme, non significa prendere le parti di qualcuno. La Verità non è mai da una parte sola. Comprendo che è difficile, per chi si limita a leggere articoletti su pizzi e merletti, fare ragionamenti complessi, ma per poter affrontare alcune tematiche ci vuole trasparenza e una certa competenza.
Una informazione pilotata
Quelle "fonti in altissimo loco", infatti, ci fanno comprendere che c'è sempre chi detta e chi scrive. Certo, dal 17 gennaio 2019 la situazione ha iniziato a tremare un po' sotto i piedi ma, si sa, il marcio mette radici ed è difficile estirparlo. Anche con la questione che ha visto protagonista Marko Ivan Rupnik, abbiamo chiaramente osservato come la principale ambizione di alcune persone sia quella di farsi un po' spazio fra i titoloni.
Silere non possum, l'ho già scritto nell'editoriale della nostra newsletter, ha voluto denunciare il sistema utilizzato dal Pontefice: due pesi e due misure.
La nostra denuncia aveva questo fine ben chiaro. Abbiamo sempre avuto profondo rispetto del nostro ordinamento canonico e mai abbiamo dato spazio a denunce anonime, accuse non provate, testimonianze create ad hoc. Fra il riferire che una persona è stata condannata e rifare un processo sulle pagine di un sito, c'è una bella differenza. Qualcuno, invece, si è divertito ad ospitare anche queste testimonianze, che noi abbiamo bellamente rispedito al mittente. L'immagine, chiarissima peraltro, è quella delle iene che si lanciano addosso alla carcassa di uno scheletro con dei rimasugli di carne. Metodo che, fra l'altro, porta a creare martiri e non certo a fare Verità, ma anche qui ci vorrebbe un po' di intelligenza che sembra mancare.
Il sistema utilizzato da queste persone, quindi, è sempre lo stesso: colpire il clero. Per un motivo o per un altro. "Non celebrano bene", "togliamo l'otto per mille". "Sono omosessuali", "se lo meritano questo otto per mille"? Ma questo è un servizio alla Chiesa? Laici che impartiscono lezioncine di moralità al clero. Se poi andassimo a scavare sulla loro vita, allora ci sarebbe un bel po' da ridere.
Chiaramente nessuno si mette a dire che la responsabile di un ufficio di curia, tradisce il marito con qualcun'altro. È peccato anche quello. Nessuno si mette a riferire sulle frequentazioni dei "laici impegnati", questa parola che ci piace molto.
Un sistema consolidato
Questi comportamenti, però, sono un sistema consolidato. La questione sessuale, non solo omosessuale, è qui dentro un vero e proprio modo per tenere per il collo le persone. Da qualche anno, poi, si è aggiunta quella dello scandalo economico, ma è molto più complicata da provare. Qui, invece, è sufficiente che "Tizio" dica qualcosa contro "Caio", per instillare nella "mandria" questa convinzione. La cosa nel frattempo inizia a circolare e arriva all'orecchio dei Superiori. Lì resta e inizia il processo di decantazione.
Nessuno, né chi ha parlato per primo, né chi l'ha sentita per ultimo, ha verificato la veridicità della cosa. Apro una parentesi, la veridicità della cosa la si verifica se è una cosa che non riguarda la sfera privata della persona. Quando riguarda la sfera privata della persona, la persona tace, altrimenti si becca una querela. Se si tratta di assumere le persone senza titoli, amici, amiconi, se si tratta di spendere denari, quello sì è uno scandalo e bisogna allora verificare.
Qui in Vaticano, però, le persone non vengono cacciate perché si viene a sapere qualcosa "di caldo" sul loro conto. Ne abbiamo avuto prova in diversi casi anche recenti. Il sistema è molto differente e più meschino. Il Superiore prende la notizia e apre il cassettino, infila dentro il documento, e lo richiude. E fu sera e fu mattina, seicento giorni dopo quel documento rispunta fuori. Viene utilizzato per farti fuori. Il motivo non è certo quel documento, ma quello stesso documento diviene l'espediente. Questo vero e proprio abuso delle coscienze, è un sistema consolidato qui.
Negli ultimi anni abbiamo visto che c'erano addirittura eminenti soggetti che assumevano mitomani per poter dossierare i presbiteri. Chi faceva dossier è saltato, e chi ordinava i dossier si è ritrovato a doversi difendere dai dossier. Vogliamo chiamarlo Karma? Chiamiamolo come riteniamo più opportuno, certo è che la lezione ancora non ha fatto scuola.
Chi promuove questo sistema? Chi detiene il potere. Come ci si difende da questo sistema? Solo ed esclusivamente con il diritto. Se noi non mettiamo criteri e lasciamo tutto in mano al despota di turno, potrebbe succedere (parlo per astratto, non è mica mai successo), che il Papa cacci le persone a suo gusto e piacimento. Anche perché quando avvengono questi siluramenti, differentemente da quanto credono vecchi repressi da tastiera, non avviene mai per motivi morali ma per motivi di potere.
Il dito puntato
Ciò che personalmente mi ha sempre colpito è che anche chi è stato colpito da questo sistema, secondo una psicologia malata, si è poi adeguato e adoperato per fare lo stesso. Probabilmente ha letto alla lettera l'invito di Cristo di cui ho parlato in principio.
Il fatto che ci siano proprio dei presbiteri che passino queste veline per eliminare i propri confratelli, è veramente deludente. Ma un sano spirito di camerata, lo si vuole imparare, oppure no?
Uno dei temi che più viene utilizzato per agevolare questo sistema, è quello dell'omosessualità. Se al presbitero viene affibbiato il titolo "Honoris Causa" di omosessuale, inizia il suo decadimento. Ed è qui che trovano pane per i propri denti coloro che sono da anni repressi e inveiscono contro questa benedetta "Lobby Gay". Se qualcuno poi mi indicasse anche dove possiamo trovare questa lobby, sarei felice di aggiornare la rubrica.
Ma come viene attribuito questo titolo? Sempre "un tanto al chilo". Innanzitutto, dobbiamo fare i conti con le persone deluse. Si tratta di coloro che vengono rifiutati, non calcolati o "educatamente rinviati". Questi sono i peggiori creatori di notizie. Per loro sono tutti omosessuali, non esistono eterosessuali. Per loro non esistono persone impegnate, devono essere libere per loro. Di conseguenza affibbiano questo "titolo" a chiunque solo per fargli del male.
Poi ci sono coloro che hanno un ruolo di subalterno o di superiore. Per loro, essenzialmente, quell' "etichetta" diventa un modo per fare fuori l'avversario.
Poi vi sono coloro che raccontano i particolari della vita altrui, senza però sottolineare come sono venuti a conoscenza di quelle notizie. "Eh, ma quel presbitero ha fatto questo", "quel tizio è sull'applicazione". Queste persone hanno sempre avuto a che fare con due categorie di persone. Coloro che sapientemente hanno appreso la notizia e messa nel cassetto (si veda sopra), e coloro che fanno gli scandalizzati. Nessuno di questi soggetti ha mai pensato di dire: "Ma tu? Come fai a saperlo?" o meglio ancora, "Figliolo, perché non ti fai un giro?".
Un modo per minare le fondamenta
Con questo sistema, forse alcune persone fanno fatica a rendersene conto, stiamo distruggendo l'intera Chiesa Cattolica. Penso, ad esempio, ad un recente caso che mi è capitato di trattare. In una diocesi, un vescovo si è trovato ad affrontare le sue prime (o quasi) nomine. Chiaramente, quando un vescovo nomina e sposta, ci sono coloro che sono contenti e coloro che non lo sono. È normale, succede anche ai migliori. Sarebbe strano il contrario. Bene, questo vescovo si è ritrovato a dover annullare delle nomine perché questi sapienti presbiteri hanno scelto di rivolgersi a lui minacciando di rivelare segreti sulla vita privata dei propri confratelli. Ma si può governare la propria diocesi in questo modo? Un presbitero che si muove in questo modo, non è degno di portare l'abito e deve essere rispedito a casa. Questi sono delitti e reati gravi. Il vescovo ha l'obbligo di denunciare, sia in sede canonica sia civile. Non bisogna concentrarsi sul contenuto dei fascicoli ma su chi li presenta. Se un ex avvocato represso arriva e denuncia la vita privata dei preti, quell'ex avvocato è ex avvocato per un motivo ben preciso: non conosce la legge.
É dovere del vescovo, dovere dei presbiteri stessi, denunciare questa gente. Siamo arrivati ad un livello di follia tale che non ci rendiamo conto quale sia la cosa grave. Se una persona mi fa vedere una foto hot di un'altra. Non mi posso concentrare sul soggetto raffigurato ma su chi mi sta facendo quella foto. Si parla spesso dell'obbligo di denuncia da parte del Vescovo all'autorità italiana. Bene, si proceda a denunciare tutta questa gente ex art. 612 ter del codice penale italiano. Il diritto, a differenza di molte persone che gravitano attorno alla nostra Chiesa, non fa due pesi e due misure.
Per tornare allo psico represso blog, non ci si rende conto che molto spesso, purtroppo, qui in Vaticano viene fatta "di tutta l'erba un fascio". In sostanza si assimila il mondo tradizionale a queste realtà e, chiaramente, a buona ragione, viene schifo. In realtà, per fortuna, questo non è vero.
Non dimentichiamo che questi soggetti hanno utilizzato questo sistema anche nei confronti di presbiteri che hanno partecipato a manifestazioni LGBT. Una vera e propria gogna con post dove era specificata la email dell'ordinario di questo sacerdote, e si invitavano i lettori a chiedere provvedimenti. Ciò che poi il sacerdote ha subito a causa del loro sporco lavoro, nessuno se lo è chiesto.
La mia domanda è sempre la stessa: cosa aspettate a denunciare? Perché quando il camice è più corto di un centimetro, siamo tutti attenti ma quando si tratta di utilizzare la carità.....
Felipe Perfetti
Direttore Silere non possum