L'Arcivescovo di Milano ha presieduto la pia pratica della Via Crucis a Meda, Zona V dell'Arcidiocesi. Nella sua riflessione il presule ha riflettuto sulle reazioni della folla sotto la Croce di Gesù: «compiacimento, orrore, indifferenza». «Ma nella contemplazione del Crocifisso, percorrendo la via crucis, noi, popolo della via crucis, siamo destinatari dei una grazia che ci riempie di sorpresa e di gratitudine, di trepidazione e di ardore. Lo Spirito di Dio, infatti, proprio attraverso lo spettacolo tremendo di Gesù che “muore così” per non sottrarsi al compimento dell’amore, riceviamo una specie di grazia di trasfigurazione e di conformazione: avvertiamo che nei nostri cuori aridi si diffonde la compassione, avvertiamo che nei nostri pensieri troppo meschini si irradia la capacità di amare, il desiderio di amare così, come siamo stati amati» ha detto.
Omelia di S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini
La parola della croce, insopportabile scandalo, è potenza di Dio (1Cor 1,18)
1. L’incomprensibile abisso della crudeltà.
Gridano: sia crocifisso! sia crocifisso! Non solo: “A morte!”. Reclamano che sia condannato alla morte di croce.
Come può succedere che un uomo desideri far soffrire così un altro uomo? C’è un enigma troppo incomprensibile. Siamo indotti a disperare dell’umanità, se consideriamo come una folla, composta per lo più di brava gente, come io penso, chieda a gran voce che un uomo sia torturato così, se consideriamo che ci siano persone che torturano, umiliano,infliggono sofferenze strazianti. Siamo indotti a pensare che ci sia nell’animo umano un principio di male spaventoso.
2. La parola della croce è stoltezza (1Cor 1,18)
Che fare di fronte all’orrore del soffrire? Il soffrire diventa orrore perché non è il tormento di una malattia, non è il disastro di una disgrazia. Che fare di fronte all’orrore di un uomo sfigurato per mano di uomini?
Ci sono di quelli che si avvicinano come a uno spettacolo che meriti di essere guardato: forse si svegliano nelle profondità insondabili dell’animo umano i mostri, forze oscure, incontrollabili, inconfessabili. I mostri diffondono nella mente e nelle viscere un veleno che finisce per rendere piacevole ciò che è disgustoso, che fa apparire desiderabile quello che è ripugnante. Sì, nell’animo umano possono abitare anche i mostri, e gente che libera i mostri che porta con sé va verso l’uomo troppo sfigurato dal soffrire come a uno spettacolo curioso che merita insulti e disprezzo. Ci sono di quelli che provano fastidio per la polvere e il sangue, che si tengono lontano dalle masse, perché si sentono più intelligenti e più educati. Si curano con gli anestetici. Si esercitano nell’indifferenza, si informano e registrano i fatti di cronaca, ma non si lasciano coinvolgere nei drammi del soffrire. Giudicano la compassione una stoltezza e l’interrogarsi sugli abissi una distrazione dai loro ragionamenti e dai loro affari. Un anestetico può servire per fare della indifferenza la cautela astuta per stare tranquilli.