Familismo amorale e sete di potere. Sono due caratteristiche tipiche di molti laici che sono a capo degli uffici, sempre più frequentemente, nelle curie delle diverse diocesi sparse per il mondo. L'esempio, però, viene offerto in modo magistrale dalla Santa Sede che da anni ha scelto di prendere una piega che porterà solo all'autodistruzione.
Abbiamo parlato spesso delle ambizioni e delle manie di potere di Andrea Tornielli, Paolo Ruffini e Andrea Monda. Si tratta dei tre uomini che sono stati posti a capo delle diverse realtà chiave della comunicazione della Santa Sede. Cosa li accomuna? Intrighi di potere e servilismo più becero alla governance del momento. Su quanto accade nel Dicastero avevamo già ampiamente parlato in questo articolo. Oggi, però, vorremmo soffermarci sul grave danno che questo sistema sta portando anche alla comunicazione del Papa e della Chiesa in generale.
Come è noto, con l'avvento del Covid-19 i giornalisti sono stati "eliminati" da alcuni momenti chiave come le visite ufficiali dei Capi di Stato al Santo Padre. I rossi Tornielli e Ruffini criticano spesso Meloni ma hanno contribuito a promuovere il medesimo sistema: chi fa domande o evidenzia le falle nel pontificato, deve esser demonizzato. Entrano solo Francesco Sforza & Company. Dal 27 giugno 2015, dirà qualcuno, la Comunicazione sarà esclusiva competenza di questo Dicastero. Non è così. A Piazza Pia, infatti, questi grandi mentori della comunicazione battono i piedi in continuazione perché si lamentano del fatto che, spesso, sono gli ultimi a sapere cosa succede a Santa Marta. Questa, però, è l'ennesima conferma che Francesco, pur avendoli riconfermati tutti (la regola non era 5 anni e poi a casa?) continua a fare ciò che gli pare con i vari giornalisti servi fedeli. Un esempio eclatante è stato quello della visita ad Emma Bonino dove Salvo Cernuzio, pupillo di Andrea Tornielli e portato in Vaticano con il sistema di familismo amorale che questi personaggi promuovono da una vita, è venuto a conoscenza di questa "deviazione programmata" solo in un secondo momento e dall'entourage pontificio. Anche in questa occasione abbiamo visto l'argentina Elisabetta Piqué, nota per il suo legame con il Papa e i suoi articoli pieni di incenso, urlare: "Padre Jorge!!" Il Pontefice l'ha chiamata ed ha fatto avvicinare solo lei, mentre un giornalista ignorante di Repubblica continuava ad appellarlo "eminenza".
Questo legame personale che il Papa ha con alcuni giornalisti lo porta ad assicurarsi una narrazione falsa ed entusiasta del suo pontificato. Un po' come avviene per le elezioni negli USA, dove i giornalisti (italiani e non) continuano a dire che il popolo vuole Kamala, peccato che nei seggi emerga ben altro.
Soldi, soldi, soldi
Tutto questo clima, unito al fatto che il Dicastero per la Comunicazione è quello che ci fa spendere più di qualunque altro anche solo per gli stipendi, ha portato questi "maghetti della comunicazione" a creare un fortino volto solo a fatturare. I discorsi del Papa, quindi, diventano "protetti" e "serrati", i suoi scritti, le sue encicliche, tutto è denaro. Nei giorni scorsi una persona, a nome di una Casa Editrice, ha contattato Silere non possum ed ha riferito: "Abbiamo ricevuto una lettera di diffida dal Dicastero per la Comunicazione che ci dice di non pubblicare l'Enciclica prima di 15 giorni perché loro hanno l'esclusiva". Ci rendiamo conto? Una enciclica del Papa diventa il modo per far soldi. Non si pensa ad una rapida ed esaustiva diffusione ma si pensa: "Dovete comprare la nostra". Eppure questo è il pontificato della povertà, nella vulgata comune. Da un lato si fanno i soldi sui discorsi del Papa, dall'altro si vendono copie gratuite dell' "osservatore di strada", un giornaletto che non compra nessuno perché è pieno di idiozie ma ci fa spendere migliaia di euro per poter essere stampato. Sono le idee e i capricci dell'uno e dell'altro. Prima viene un'idea a Monda, poi a Tornielli, ed è così che si va avanti con notizie date a metà, incomplete e sempre prive di una "linea ben precisa e coerente".
I cardinali e i vescovi, a porte chiuse, si lasciano andare a commenti. «Una volta l'Osservatore Romano era un giornale con firme autorevoli. Se veniva pubblicato un documento, sull'OR potevi trovare approfondimenti e spiegazioni dei vari prefetti dei dicasteri. Oggi sono più le copie che consegnano gratis, neppure gradite a chi le riceve, che gli abbonamenti» e ancora «La comunicazione sul portale è sempre a danno dei preti. Se il Papa fa un discorso lungo dieci pagine dove elogia i sacerdoti ma parla in una riga di clericalismo, Tornielli riprende subito "clericalismo" per farne un titolone a danno dei sacerdoti. Probabilmente ha vissuto dei traumi, è evidente, ma deve essere pagato per parlare male di chi lo paga?». Un sacerdote, invece, fa notare: «È pieno di queste persone che sono chiaramente accanite verso la gerarchia perché in passato venivano ignorati mentre correvano dietro a cardinali e vescovi in cerca di una intervista. Ora si sentono potenti. Fanno anche editoriali che hanno la pretesa di fare la morale al prete ma hanno un livello di ignoranza che è scandaloso».
La misura è colma è chiaro ed anche le editrici cattoliche sono abbastanza stufe della piega che la LEV ha preso da diversi anni. L'enciclica Dilexit Nos è stata presentata in Conferenza Stampa con il libretto della LEV in bella vista a favore di telecamera. Il messaggio è: "La volete? Eccola qua. Pagate e avrete le parole del Papa". Già viviamo in un momento storico in cui le parole del Papa sono disattese e inascoltate, se questo è il comportamento di chi dovrebbe "diffondere" il suo messaggio, le editrici saranno sempre meno portate a fare "evangelizzazione" e la gente sarà sempre meno interessata. Le avventure a Piazza Pia sono molte, però, ed anche i colleghi di Tornielli e Ruffini hanno molto da raccontare. È solo questione di tempo....
d.L.S.
Silere non possum