Lunedì 13 gennaio 2025 il Santo Padre Francesco ha nominato due magistrati applicati presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta dei signori Giancarlo Amato, nato il 6 marzo 1955 e Cristiano Cupelli, nato a Roma il 12 luglio 1973. Il primo è attualmente Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, il secondo è Professore ordinario di Diritto penale all’Università di Roma Tor Vergata.

Come è noto negli ultimi anni sono giunte al Pontefice numerose critiche da esperti, avvocati, giuristi, giornalisti, in merito alla sua amministrazione della giustizia. Non si tratta solo di quanto riguarda il diritto canonico, il quale è stato chiaramente messo da parte per fare spazio ai desiderata del Papa, ma anche quanto riguarda la sua attività legislativa, quale Monarca dello Stato della Città del Vaticano, e della sua attività giurisdizionale.

Il diritto dimenticato

Negli ultimi venti anni le critiche alla Chiesa Cattolica sono state feroci soprattutto perché è stata accusata - spesso in modo ingiustificato - di non aver trattato con serietà e severità i casi di abuso che sono stati commessi da donne e uomini dell'istituzione. A riguardo si espresse Benedetto XVI in modo chiarissimo: «Non è soltanto l'abuso in sé a sconvolgere, ma anche il modo in cui è stato gestito. Quelle azioni sono state sottaciute e nascoste per decenni. È una dichiarazione di fallimento per un'istituzione che sul suo vessillo ha scritto la parola amore. E interessante, a questo proposito, quello che mi ha detto l'arcivescovo di Dublino. Diceva che il Diritto penale canonico, sino alla fine degli anni Cinquanta, ha funzionato; certo, non era perfetto - in molti punti lo si potrebbe criticare - ma in ogni caso veniva applicato. A partire dalla metà degli anni Sessanta semplicemente non è stato più appli-cato. Dominava la convinzione che la Chiesa non dovesse essere una Chiesa del diritto, ma una Chiesa dell'amore; che non dovesse punire. Si spense in tal modo la consapevolezza che la punizione può essere un atto d'amore. In quell'epoca anche persone molto valide hanno subito uno strano oscuramento del pensiero. Oggi dobbiamo imparare nuovamente che l'amore per il peccatore e l'amore per la vittima stanno nel giusto equilibrio per il fatto che io punisco il peccatore nella forma possibile». 

In sostanza, il Santo Padre Benedetto XVI individuava il vulnus - rispetto ad alcune derive - proprio nell'archiviazione del diritto per fare spazio a narrazioni che sono certamente mielose ma non appartengono alla Chiesa di Cristo e non sono la Verità. Il diritto può cedere il passo ad una narrazione di un "falso amore" ma può essere archiviato per fare spazio a "favori", "dinamiche di potere", "interessi personali", ecc... In questi anni lo abbiamo visto in modo chiarissimo sia per quanto riguarda l'applicazione del diritto, dove questo veniva cambiato in corso d'opera e le norme venivano aggiunte per colpire i nemici mentre venivano cancellate o non applicate le norme già vigenti per gli amici. È emerso chiaramente anche nella scelta dei magistrati, la quale era chiaramente orientata a "ripagare favori", "parcheggiare amici" e "garantire la pensione" a magistrati italiani.

I magistrati italiani in Vaticano per la pensione

Così è accaduto a Giuseppe Pignatone, il quale è stato nominato Presidente del Tribunale Vaticano 3 ottobre 2019 a seguito del termine del proprio mandato da parte del professor Giuseppe Dalla Torre, esperto professore di diritto canonico e vaticano e cattolico esemplare. 

La nomina di Pignatone avveniva per ripagare il trattamento riservato a chi occupa il seggio in Piazza San Calisto ed arrivava a seguito del compimento del settantesimo anno di età il quale, come prevede l'art. 5 del R.D.Lgs. 511 del 31 maggio 1946, dispone il collocamento a riposo dei magistrati della Repubblica Italiana. A settant'anni, quindi, l'ex procuratore della Repubblica di Roma entra in Vaticano per svolgere le funzioni di Presidente del Tribunale senza aver mai aperto un libro di diritto canonico o vaticano, senza conoscerne l'ordinamento e senza aver mai frequentato un corso di catechismo a Caltanissetta. 

Eppure, la legge sull'ordinamento giudiziario afferma: «La Segreteria di Stato, dopo avere svolto le necessarie verifiche sulle qualità personali e sulla competenza dei candidati, sottopone la proposta di nomina al Sommo Pontefice». Quali sono state le verifiche che Pietro Parolin e il suo entourage hanno fatto? Si sono assicurati che in un procedimento penale dove si sarebbero costituiti parte civile il Giudice gli avrebbe dato ragione? 

I gravi abusi che sono stati compiuti, uno fra tanti il procedimento Sloane Avenue, sono la dimostrazione che le parole di Benedetto XVI sono attualissime. Per il potere, per i soldi, si scelgono persone non competenti e questo comprime i diritti delle persone, cittadini e non, che vengono coinvolte (o potenzialmente potrebbero essere coinvolte) in procedimenti civili o penali nello Stato della Città del Vaticano. Quando, poi, vengono emesse sentenze ingiuste tutti gridano allo scandalo ma il problema è a monte. Senza dimenticare i numerosi scandali che un personaggio come Giuseppe Pignatone era ovvio si portasse dietro. A partire dal suo coinvolgimento con il caso Orlandi alle accuse recenti, e per le quali è ancora in corso un procedimento, del suo coinvolgimento con ambienti mafiosi. 

Più volte, esperti in diritto vaticano e canonico, hanno sottolineato come queste scelte vengono fatte anche perché chi non è competente in una materia è certamente più manipolabile di chi è competente. Se l'unico motivo per cui un professore si ritrova ad esercitare le funzioni giudicanti in uno Stato estero è quello di essere stato scelto dal Monarca assoluto che ha il potere anche di rimuoverlo dal suo incarico senza offrire alcuna giustificazione, è chiaro che non questionerà mai le richieste che gli verranno fatte. Non sarà certo un giurista italiano a spiegare al Papa quali sono le norme di diritto canonico che non gli permettono di fare ciò che vuole, perché quel diritto non lo conosce affatto.

Oggi accade la medesima cosa che nel 2019 avvenne con Pignatone. Un ex sostituto procuratore di Roma, oggi alla guida della Procura della Repubblica di Velletri, viene nominato Magistrato Applicato del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede specifica che Giancarlo Amato inizierà il suo incarico il 15 marzo 2025. Questo perché il 6 marzo 2025 compirà settant'anni e sarà collocato a riposo come magistrato della Repubblica Italiana. La domanda sorge spontanea: noi dobbiamo far godere la pensione a queste persone qui dentro? 

Fondo pensioni e denaro

Tutti ricordano come nell'anno appena trascorso il Pontefice abbia indirizzato al Sacro Collegio alcune lettere con le quali ha sottolineato le difficoltà economiche che ci troviamo ad affrontare. Le lettere erano tutte indirizzate ai porporati e non ai laici. 
La legge voluta da Papa Francesco sull'ordinamento giudiziario recita: «A fronte di specifiche esigenze, possono essere nominati uno o più magistrati applicati, per un triennio». Ora, c'è da domandarsi quali sono le specifiche esigenze che portano il Pontefice a nominare altri due magistrati applicati? Non bastano quelli che già ci sono? 

Queste persone vengono pagate profumatamente per attività che sono residuali e noi non abbiamo più soldi da buttare via in impianti energetici green, stipendi di laici affamati di potere ed eventi a favor di telecamere. Le spese del Collegio Cardinalizio, a confronto, sono spiccioli. 

È chiaro che il Papa non ha alcun interesse se non posizionare pedine nocive all'interno di luoghi delicatissimi. Queste persone, infatti, non possono far altro che creare problemi ad una istituzione come la Santa Sede e la stessa Chiesa Cattolica. Inutile ricordare i danni che sta facendo Alessandro Diddi da quando è stato nominato, senza alcun titolo nel CV, Promotore di Giustizia qui dentro. Non ultimi i gravi attacchi che sono stati rivolti al Papa da una parte di stampa italiana proprio a causa di Alessandro Diddi e delle leggi che porta a far firmare al Cardinale Fernando Vérgez Alzaga.

Le uniche cose che interessano a questi esimi avvocati italiani sono: girovagare per lo Stato con cravatte improponibili e accompagnati dalle loro assistenti, la tessera per fare acquisti e la benzina e il cospicuo stipendio che ogni mese dallo IOR viene bonificato sui loro conti corrente. La narrazione del Papa e della stampa, però, è quella dei "preti e vescovi, assetati di denaro, che fanno pagare le Messe coi tariffari". Houston, abbiamo un problema!