Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma da unidici giorni a causa di una polmonite bilaterale, le condizioni restano critiche ma stazionarie e i medici non sciolgono la prognosi. 

Alle 19.19 di martedì 25 febbraio la Sala Stampa comunica: «Le condizioni cliniche del Santo Padre rimangono critiche, ma stazionarie. Non si sono verificati episodi acuti respiratori ed i parametri emodinamici continuano ad essere stabili. In serata ha effettuato una tac di controllo programmata per il monitoraggio radiologico della polmonite bilaterale. La prognosi rimane riservata. In mattinata, dopo aver ricevuto l'Eucarestia, ha ripreso l'attività lavorativa»

Attese e sfide per il futuro della Chiesa

Passeggiando con un porporato che è ben consapevole che presto potrebbe varcare la soglia della Cappella Sistina, parliamo della convocazione che è stata fatta ieri per la recita del Santo Rosario in piazza San Pietro.

«È chiaro che siamo giunti agli sgoccioli di questo pontificato. Il 2 aprile 2005 avvenne proprio questo. L'unica differenza è che in quella occasione si riversarono in piazza san Pietro migliaia di persone in modo spontaneo. Ciò che importa, però, è che si preghi per il Papa perché il Signore gli dia la ricompensa eterna», confida. Affrontiamo diversi temi che, afferma, sono quelli che emergono sempre più spesso negli incontri che lui ha sia con gli altri membri del Sacro Collegio sia con preti e vescovi. Molte sono le criticità che vengono portate alla luce ma ciò che stupisce sempre è che ciò che preoccupa i cardinali, vescovi, preti, religiosi ma anche i comuni fedeli non è ciò che raccontano i giornali. 
E spiega: «Non parlerò con i giornalisti, questo è certo. Prima preparano il titolo e poi ti fanno dire ciò che voglio. Leggendo le dichiarazioni che fanno alcuni sorrido. È ovvio che non stiamo facendo delle schedine, accordi o cose del genere. Però stiamo anche chiacchierando, ma questo accade da tempo, come sai. Ci interroghiamo su chi potrebbe succedere a questo Papa. Non lo facciamo partendo dalle persone ma dalle necessità».


«Eminenza, ma chi potrà succedere a Jorge Mario Bergoglio? Chi potrà prendere le redini della Chiesa in questo momento delicatissimo? Se arrivasse qualcuno - del quale abbiamo assolutamente bisogno - che ritorni all'essenziale e iniziasse ad eliminare tutti questi intrighi fra giornalisti, media, ecc... c'è chi è già pronto ad avviare una battaglia senza precedenti contro il Papa. Come avvenne con Benedetto»
, domando.  

«Non credo ci debba preoccupare. Anzi. Abbiamo bisogno di qualcuno - ma mi pare lo abbiate già scritto - che abbia coraggio. La prima necessità è quella di rimettere al centro la giustizia. Abbiamo apprezzato molto quanto Papa Francesco ha detto in merito alla misericordia. Tuttavia, in tempi di crescente complessità sociale e giuridica, emerge con forza l'esigenza di un uomo che possa guidare la Chiesa mettendo al centro della sua missione anche il diritto canonico. Non si tratta di ridurre la fede a una mera questione normativa, ma di riconoscere come il diritto canonico sia uno strumento essenziale per garantire giustizia, trasparenza e anche ordine all'interno della Chiesa. Per dirla come direbbe lui non abbiamo bisogno di un Papa burocrate, ma un pastore capace di vedere nelle norme canoniche non un limite, ma un sostegno alla crescita spirituale e comunitaria. Giovanni Paolo II lo fece  ed ebbe una enorme difficoltà. Un Papa che abbia consapevolezza che la giustizia è parte integrante del messaggio evangelico. Inoltre, credo che sia necessario tornare davvero a mettere al primo posto Gesù Cristo. Non parliamo a sufficienza di Gesù Cristo oggi»
risponde.

Lo provoco: «Abbiamo parlato del Sinodo, dei posti che dobbiamo spartirci, dei ruoli e per anni stiamo dicendo che le decisioni vanno prese sinodalmente». «Sì, ma ci vuole qualcuno che poi queste decisioni le prenda! Anche per questo motivo è necessario iniziare a rimettere in chiaro chi ha potestà e chi no. Gli apostoli ascoltano, si consultano ma la decisione poi è da prendere. È ciò che come Chiesa abbiamo vissuto in questi ultimi anni. Manca completamente la capacità di dire "sì, sì" e "no, no". Benedire o non benedire? Far accedere ai sacramenti o non fare accedere? Oggi ognuno fa ciò che gli pare perchè alla fine si è detto tutto e il suo contrario». 
Lo guardo, sorrido e dico: «Sì, ci vuole un Papa coraggioso. Un kamikaze». Lui ride: «Già il semplice fatto di tornare a vivere nel Palazzo Apostolico sarà visto come un elemento da criticare. Ma qualcuno si è chiesto cosa accadrà quando il Papa morirà? La Domus è stata completamente rivista rispetto a quanto era nel 2013. Sono state fatte delle modifiche strutturali». Lo interrompo: «Anche di questo la stampa non ne ha mai parlato. Continuano a dire che vive in una cameretta». Lui sorride: «Sai bene che non è così. Tutto il piano è stato rivisto. Ad entrare in Conclave ora saremo anche in molti rispetto a prima. Forse perchè pensava che in questo anno molti sarebbero usciti superando gli ottanta».

I problemi, quindi, saranno diversi anche per quanto riguarda l'organizzazione del Conclave. Al contrario di quanto affermano i cospirazionisti e gli amanti dei "retroscena", i cardinali non stanno facendo accordi o riflessioni su persone specifiche. Si interrogano, piuttosto, su chi potrà raccogliere l'eredita di un pontificato come quello di Francesco. «Seppur diversissimo da Giovanni Paolo, diciamo che i sentimenti sono un po' quelli del 2005. Raccogliere l'eredità di un uomo come Bergoglio è difficile a livello mediatico. Per quanto riguarda lo status in cui versa la Chiesa, invece, è certamente una sfida senza precedenti», spiega

Passeggiamo e recitiamo il santo rosario. Terminate le litanie il cardinale si gira verso di me e dice: «Scrivetelo su Silere non possum che ieri sera alla recita del Rosario c'erano diversi cardinali e vescovi che hanno subito gravi vessazioni da parte di Francesco. Erano lì a pregare per lui. A volte incontro qualcuno quando scendo dal mio appartamento e scambiamo qualche battuta. Non ho mai sentito parlare male del Papa. A volte qualcuno di questi mi ha detto: "Eminenza, non capisco perchè il Papa non ha più fiducia in me. Non capisco cosa sia successo" ma mai una parola cattiva. A volte i giornali creano dei mostri per poter raccontare la Chiesa per qualcosa che non è. In questi anni molti sacerdoti hanno sofferto per scelte sbagliate del Papa. È quello che scrivete voi eh, siete gli unici a dirlo. Si tratta proprio di quella incertezza, a volte una sola parola. C'era un bravo prete che era nella sua segreteria e fu cacciato via solo perchè gli rimproverò di aver parlato di lui a una televisione del suo paese. Lo ha rispedito in Segreteria di Stato nell'oblio. Vite rovinate perchè poi le persone parlano, chiacchierano e inventano tante dietrologie ma ciò che più angoscia è il fatto che tu vivi pensando costantemente a cosa può essere successo perchè il giorno prima lui ti abbracciava e ti elogiava e il giorno dopo non vuole neppure vederti. Poi vieni a scoprire, da altre persone, che gli è stata detta una cosa da una persona che neanche ti conosce e che non è neanche vera. Però, intanto, lui ha deciso così e non ci sono santi in paradiso...»

Il Conclave rischia di essere lungo. Non solo i cardinali saranno di più ma bisognerà mettere d'accordo più persone che in realtà non si conoscono affatto. Il sentore comune, però, è proprio quello di ritornare un po' alla giustizia. Sembra essere un collante. Benedetto XVI scriveva in Caritas in Veritate: «Da una parte, la carità esige la giustizia: il riconoscimento e il rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli. Essa s'adopera per la costruzione della “città dell'uomo” secondo diritto e giustizia. Dall'altra, la carità supera la giustizia e la completa nella logica del dono e del perdono. La “città dell'uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l'amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo».

d.E.C.
Silere non possum