Città del Vaticano - Oggi la Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che il 3 luglio 2025 si terrà una conferenza stampa per la presentazione del nuovo modulo della Missa “pro custodia creationis”, che sarà incluso tra le Missae “pro variis necessitatibus vel ad diversa” del Messale Romano.

Interverranno il cardinale Michael Czerny, S.I., Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, e S.E.R. Mons. Vittorio Francesco Viola, O.F.M., Segretario del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Si tratta dell’ennesimo passo in quella che possiamo ormai definire, senza mezzi termini, la socializzazione della liturgia. Una Santa Messa “per la custodia del creato” può forse far battere le mani in certi ambienti mediatici, ma suona sempre più come un’abile operazione politica camuffata da culto, e sempre meno come un atto di adorazione rivolto a Dio. Alcuni hanno dimenticato che la Santa Messa qualcosa di serio. Si continua a trasformare l’altare in un podio e la liturgia in un ambone politico, una scena ideologica.

Dalla laus Dei al greenwashing sacrale?

In nome della “conversione ecologica”, si cerca di aggiustare il culto cristiano secondo le urgenze del mondo. Ma si dimentica che la liturgia non nasce per rispondere a esigenze sociopolitiche. Essa è, per sua natura, adorazione, rendimento di grazie, sacrificio e supplica. Non è — e non deve diventare — una raccolta di buoni propositi ecologici da promuovere con l’incenso.

Che cosa resta dello spirito autentico del Sacrosanctum Concilium, la Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia, che affermava: “La Liturgia, mediante la quale, soprattutto nel divino Sacrificio dell’Eucaristia, si attua l’opera della nostra Redenzione, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa” (SC 2). E ancora: “La sacra Liturgia è anzitutto culto della Maestà divina” (SC 33).

Non culto della natura. Non culto della “madre terra”. Non culto delle agende ambientaliste. Ma culto di Dio.

Un’agenda ideologica

Ci si illude che un’aggiunta al Messale possa risvegliare nelle coscienze un’ecologia più evangelica. Ma si sta operando una manipolazione silenziosa, che toglie centralità al mistero di Cristo e riduce la Messa a strumento attivista. Si ripete il solito schema: si parte da un valore condivisibile (la cura del creato), lo si carica di ideologia, e lo si inserisce nella liturgia per renderlo “intoccabile”.

Nel frattempo, si continua a ignorare la crisi profonda della fede e del senso del sacro nelle nostre comunità. Chiese vuote, fedeli disorientati, sacerdoti in fuga. Ma tutto questo sembra passare in secondo piano, se solo si può riempire il Messale di “moduli” allineati con la comunicazione del momento.

Un culto che parla di tutto, tranne che di Dio

Il vero scandalo è che si continua a dire tutto, tranne l’essenziale: che la liturgia è per Dio, e non per le agende di nessuno. Se la messa smette di essere il luogo della presenza viva del Signore crocifisso e risorto, per diventare il contesto in cui sensibilizzare sul clima, allora non ci si sorprenda se le persone, alla lunga, preferiranno andare a un convegno ambientalista piuttosto che in chiesa.

Il rischio è chiaro: la messa politicizzata svuota la fede, perché scambia la redenzione con la sensibilizzazione e la gloria di Dio con il consenso del mondo.

Chi ama davvero la liturgia, e chi crede ancora che essa sia l’incontro col Dio vivo, non può che provare amarezza davanti a questa ennesima operazione. Un’operazione che, dietro la veste liturgica, cela una visione teologica sempre più orizzontale, autoreferenziale, ideologica.

Torniamo a Dio, prima di pretendere di cambiare il mondo.

s.S.A.
Silere non possum