Centocinquanta anni fa moriva il servo di Dio Dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger, il quale ottenne da papa Gregorio XVI un breve con il quale veniva fondata la Congregazione di Francia dell'Ordine di San Benedetto, erede delle soppresse congregazioni di Cluny, di San Mauro, dei Santi Vitone e Idulfo. Solesmes divenne abbazia madre della congregazione e Guéranger ne venne nominato primo superiore generale. Papa Francesco ha firmato un messaggio indirizzato all'abate di Solesmes per ricordare Dom Guéranger ma anche questo momento diviene motivo di frecciatine, da parte della Santa Sede, nei confronti dei monaci. 

Ricchezza per la Chiesa

Il monachesimo è la più alta forma di vocazione che il Signore ha donato alla sua Chiesa. Oggi, più che mai, questi uomini e queste donne sono fondamentali, non solo per la Sposa di Cristo ma anche per la società stessa. L'Europa, è stato ricordato spesso, deve tutto a Benedetto da Norcia e i suoi successori. Da buon gesuita, Papa Francesco non ha mai compreso la nobile vocazione monastica e in questi anni se ne è completamente disinteressato. Quando ha incontrato i monaci e le monache ha domandato: «Ma voi cosa fate tutto il giorno?» e quando gli veniva risposto: «Preghiamo» lui ribatteva: «Si ma poi?». Questo è il frutto della tanto acclamata teologia della liberazione. 

I monaci sono nemici di quella "teologia del fare" di cui il post Concilio ci ha ubriacati.
Al centro della vita del monaco c'è Cristo e la sua vita è donata tutta, senza alcuna riserva, a Lui solo. Pregare, quindi, non è una attività monotona e noiosa ma è la risposta dell'uomo al suo amato: Cristo Gesù. La vita monastica è scandita poi dal lavoro perchè la comunità deve sostenersi e i singoli devono tenere viva sia la mente che il corpo. 

Oggi le comunità più serie hanno iniziato a tornare alle fonti della vita monastica, al principio. Proprio come richiedeva lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II. E i risultati sono evidenti. Le comunità che hanno messo in atto le ideologie che aleggiavano attorno ai padri conciliari stanno chiudendo o hanno chiuso da un pezzo. Le comunità che stanno rispolverando il decreto Perfectae Caritatis e la Costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II stanno rifiorendo. 

Ideologie e guerre

La liturgia è divenuta terreno di battaglia e ideologie. Da tutto questo si tengono alla larga i monaci che vivono nel silenzio e nella preghiera e hanno ben chiaro che la Liturgia è luogo di comunione e non di scontro. L'abate di Solesmes, Dom Geoffroy Kemlin, ha guardato alla celebrazione eucaristica e alla liturgia delle ore proprio in questo modo. Quando si recò in udienza da Papa Francesco il 05 settembre 2022 chiese delucidazioni sul testo di Traditionis Custodes e il Pontefice lo lasciò libero di decidere quanto riteneva più utile per i suoi monaci. Kemlin è alla guida di una Congregazione che contacirca 600 monaci, 175 monache e 115 religiosi Servants des Pauvres. 

La liturgia, infatti, deve essere al centro della vita del monaco, oltre alla sua preghiera personale. Diverso è per chi vive nel Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina per i Sacramenti dove ci sono persone che pensano a tutto tranne che alla preghiera ma sono attenti all'ideologia e alle guerre fra bande.

Per quanto riguarda piazza Pio XII, fra gli altri,  è ben noto don Salvador Aguilera López, sacerdote dell'Arcidiocesi di Toledo, che è amante dei salotti e dei complimenti. È solito intrattenersi con persone che sono a lui gradite ma il lavoro d'ufficio non viene mai portato a compimento. Personaggi che entrano ed escono dagli uffici, dalle case, passeggiate e giri turistici facendosi belli agli occhi dei semplici ma le pratiche restano inevase.

Uno stile che è utilizzato anche al Dicastero per il Clero dove ci sono questioni urgenti da trattare ma restano sulle scrivanie perchè ci sono presbiteri ricattabili che non sottopongono a chi di dovere le questioni perchè altrimenti i loro confratelli rendono pubblici i loro scheletri negli armadi. Un modo di reggere i Dicasteri della Curia che si era detto sarebbe stato cambiato grazie a questo innovativo pontificato e invece le cose sono peggiorate molto. Ma riguardo a queste questioni, con nomi e cognomi, ne parleremo presto in un altro approfondimento. 

Solesmes esempio di fedeltà alla Regola

Dom Kemlin ha dimostrato sempre grande equilibrio in merito alla liturgia, che è una parte fondamentale della vita della Chiesa ma è pur sempre una parte e questo spesso lo dimenticano sia i tradizionalisti che i modernisti.Ci sono alcuni personaggi, che spesso abbiamo citato e rientrano nella categoria dei "pizzo eccitabili" che non sanno parlar d'altro che di liturgia. La Chiesa ha tanti altri problemi e le urgenze sono moltissime, fermarsi alla liturgia in modo esclusivo significa trasformarla in un puerile estetismo fine a sé stesso. 

Ciò che dovremmo imparare dai monaci, in particolare da Solesmes, è proprio questo. Ovvero, armonizzare la nostra vita e la liturgia. Questo è ciò che fanno i monaci quotidianamente, un unico inno di lode al Signore che è composto da uno stile di vita, da un modo di pregare e di celebrare e dalle proprie relazioni con i fratelli. Nel messaggio inviato alla Congregazione di Solesmes in occasione dei centocinquanta anni dalla morte del fondatore, in Segreteria di Stato hanno pensato bene di sottolineare un aspetto molto caro alla Congregazione ed anche a Guéranger ma che non significa "servilismo" ma, appunto, "fedeltà" al Papa. 

Dalla Terza Loggia fanno scrivere al Papa: «Nel ricordare Dom Guéranger, i miei predecessori hanno sottolineato le varie espressioni del suo carisma ricevute per l'edificazione di tutta la Chiesa: il suo ruolo di restauratore della vita monastica benedettina in Francia, la sua conoscenza liturgica messa al servizio del Popolo di Dio, la sua ardente pietà verso il Sacro Cuore di Gesù e la Vergine Maria, il suo lavoro a favore della definizione del dogma dell'Immacolata Concezione e di quello dell'infallibilità papale, i suoi scritti in difesa della libertà della Chiesa. Vorrei anche sottolineare due aspetti di questo carisma che corrispondono a due esigenze attuali della Chiesa: la fedeltà alla Santa Sede e al Successore di Pietro, in particolare nell'ambito della liturgia, e la paternità spirituale».

Questa fedeltà, che Dom Guéranger aveva ben chiara, non significa sottomettersi in modo servile ad ideologie curiali promosse dai personaggi che continuano da anni a trasformare la Chiesa nel proprio terreno di battaglia. Fedeltà significa anche adattare, proprio come ha fatto l'abate Kemlin, quanto il Papa dice alla vita reale delle persone che ci sono affidate. Quando nel 2022 Papa Francesco disse "Siete a duemila km" non lo disse solo per dire "non mi importa, tanto siete lontani e anche chiusi in monastero quindi celebrate come vi pare" ma lo disse anche con la consapevolezza che se quella comunità monastica ritiene che quel rito li aiuta nella preghiera allora devono seguire quanto saggiamente l'abate saprà ordinare loro. Fedeltà a Pietro significa riconoscere che alcune battaglie sono frutto di "inestetismi curiali" e non espressione del Successore di San Pietro che dall'alto della sua autorità, illuminato dallo Spirito Santo, afferma una verità. Tentare di far passare le idee proprie come volontà di Dio è quello che possiamo definire, senza alcun timore, abuso di potere, abuso spirituale. Tentare di lanciare frecciatine ad una Congregazione che è in crescita e chiaramente infastidisce chi, invece, vorrebbe vedere i monasteri chiusi è qualcosa di puerile. Nel quotidiano ci rendiamo conto di quanto chi agisce guidato da ideologie e gelosie stia esalando gli ultimi respiri e questo ci racconta molto. 

Chi era Dom Guéranger?

Prosper-Louis-Paschal Guéranger nacque a Sablé-sur-Sarthe il 4 aprile 1804, dove i genitori si erano trasferiti dopo il matrimonio. Fu battezzato lo stesso giorno.
Guéranger fu influenzato dalle idee romantiche fin dalla più tenera età. Il Génie du Christianisme di Chateaubriand, pubblicato poco prima della sua nascita e che lesse in tenera età, gli ispirò in particolare una visione idealizzata e romantica del cristianesimo medievale. Lettore appassionato, scoprì anche gli scritti di Joseph de Maistre e Louis de Bonald.
Influenzato dalle dottrine ultramontane di Félicité de Lamennais, nel 1822 entrò nel seminario minore di Le Mans come studente di filosofia. Nel 1823 entrò nel seminario maggiore. Durante gli studi, legge i Padri della Chiesa e si interessa in particolare alla storia della Chiesa e della vita monastica.
Fu ordinato sacerdote il 7 ottobre 1827 a Tours dall’arcivescovo di Tours, Augustin Louis de Montblanc. Fu nominato canonico della cattedrale di Tours.
Fu profondamente colpito dalla pubblicazione delle Considérations sur le dogme générateur de la piété catholique di Philippe Gerbet, apparse nel 1829 . Quest’opera sottolineava l’importanza del culto cattolico tradizionale e il notevole legame tra la presenza reale di Cristo e il principale fermento di rigenerazione sociale, che giocava un ruolo importante nel pensiero di Dom Guéranger. Fu in seguito a queste riflessioni che decise di utilizzare il messale romano per le funzioni, in contrasto con i vari messali francesi tradizionalmente utilizzati dal clero. All’epoca, ogni diocesi francese stava adottando una propria liturgia, un fenomeno provocato dal gallicanesimo e dal giansenismo.
Appena ordinato, iniziò a lavorare in questa direzione, con l’appoggio del vescovo di Tours. Solo quattro mesi dopo, questo giovane sacerdote recitava già il breviario romano nella Messa del 26 gennaio 1828, avendo riscoperto un messale romano con la comunità del Convento e Collegio delle Dame del Sacro Cuore. In questo istituto, dove era responsabile della celebrazione della Messa, l’uso del breviario romano era pienamente autorizzato dal suo vescovo.

Questa scelta rivelava la sua preoccupazione per l’unità con Roma.

Questa intenzione portava naturalmente il sacerdote ad occuparsi di opere storiche. A tal fine, contattò Félicité de La Mennais ed espresse la sua ambizione in una lettera del 19 febbraio 1829. Le chiese anche il suo sostegno per chiedere a Roma un aiuto finanziario per l’acquisto dell’abbazia di Solesmes. Rimane vicino al movimento mennaisiano fino alla sua condanna da parte di Papa Gregorio XVI nel 1832, e in seguito continua a corrispondere con Charles Forbes de Montalembert, che sta anche studiando la storia dei monaci dell’Ovest.

Tra il febbraio e il luglio del 1830 pubblicò i suoi primi quattro articoli nell’organo meneghino Le Mémorial catholique, poi sistematizzò il suo pensiero nelle Institutions liturgiques, pubblicate nel 1840. La sua denuncia di quella che chiamava “l’eresia antiliturgica” – contributi gallicani e giansenisti, influenza protestante, ecc. – gli valse il favore del clero e l’ostilità di parte dell’episcopato francese. In particolare, nel quarto volume delle Institutions liturgiques, pubblicò le sue risposte agli attacchi del vescovo Jean-Jacques Fayet di Orléans e del cardinale Paul-Thérèse-David d’Astros, arcivescovo di Tolosa, ai precedenti volumi delle stesse Institutions liturgiques.

È con questa idea di rinnovamento della liturgia che decise di ripristinare in Francia l’Ordine di Saint-Benoît, soppresso durante la Rivoluzione francese. A tal fine, nel dicembre del 1832 acquistò un antico monastero benedettino a Solesmes. Nel redigere le costituzioni del suo ordine, si ispirò principalmente a quelle dei Mauristi francesi, benedettini riformati del XVII secolo, sottolineando in particolare l’importanza dello studio e della vita intellettuale dei monaci.
La vita monastica riprese ufficialmente a Solesmes l’11 luglio 1833. Il 14 luglio 1837, la restaurazione dell’ordine fu approvata da Papa Gregorio XVI. Solesmes fu quindi eretta ad abbazia benedettina, con Dom Guéranger come primo abate e superiore di una congregazione che prese il nome di Congrégation de France (poi Congrégation de Solesmes), o “Congregazione francese dell’Ordine di San Benedetto”.
I suoi studi sulla liturgia cattolica lo portarono anche a interessarsi all’autentico canto liturgico. Poiché Dom Guéranger non aveva conoscenze musicali, dovette attendere l’arrivo dei suoi confratelli a Solesmes. Tra i suoi confratelli vi erano il canonico Augustin-Mathurin Gontier, Dom Paul Jausions e Dom Joseph Pothier. Anche se non riuscì a ottenere risultati concreti prima della sua morte, l’abbazia di Solesmes divenne in seguito un centro per lo studio del canto gregoriano. Il monastero era rinomato in tutto il mondo per il suo canto gregoriano.
Le opere di dom Guéranger in entrambi i campi, la romanizzazione della liturgia e il rinnovamento del canto liturgico, contribuirono alla centralizzazione della Chiesa e alla riforma liturgica di Pio X (Inter pastoralis officii sollicitudines). Ripristinato sotto l’iniziativa di Dom Guéranger, il “canto della Chiesa per eccellenza” divenne obbligatorio in tutte le chiese cattoliche fino al Concilio Vaticano II.
Dom Guéranger morì a Solesmes il 30 gennaio 1875. Fu sepolto nella chiesa abbaziale di Saint-Pierre de Solesmes, mentre il suo cuore fu sepolto davanti all’altare della chiesa dell’abbazia di Sainte-Cécile, secondo la sua volontà.

Gli scritti

Sono numerose le sue opere ancora attuali: L'eresia antiliturgica e la riforma protestante; I doni dello Spirito Santo; Il senso cristiano della storia; ecc....
In campo liturgico scrisse: Les institutions liturgiques e L'année liturgique terminato dal suo discepolo Dom L. Fromage.

In particolare, nel capitolo XIV delle Institutions liturgiques Guéranger offre una sintesi storica e dottrinale della secolare ribellione contro la liturgia. Il servo di Dio spiega che i principi che stanno dietro all'eresia antiliturgica sono sempre gli stessi, anche se si ritrovano in sette e in movimenti di pensiero differenti: dal manicheismo, al luteranesimo, al giansenismo e al quietismo. Se si guarda alle considerazioni che l'abate offre si può facilmente comprendere come tutte le derive successive abbiano le medesime radici.