Diocesi di Roma

Continua la lotta fra Segretario Generale e Direttore dell’Ufficio Giuridico in Vicariato. Nonostante la figura del Segretario Generale sia stata eliminata con la nuova Costituzione In Ecclesiarum Communione, Renato Tarantelli continua a fare la vittima a Santa Marta scaricando la colpa su Pierangelo Pedretti.

Nulla di nuovo sotto il sole, proprio come Mauro Gambetti ha sempre dato la colpa di tutti i mali ad Angelo Comastri, anche nel Palazzo Lateranense si usa la stessa strategia. Dinamiche uguali vengono utilizzate anche per contrastare la fuoriuscita di notizie. In queste ore sono state installate telecamere in numerosi uffici ed anche delle casseforti dove nascondere i documenti. Sono molti i preti e i vescovi che a Roma si sono chiesti: “Ma se Silere non possum dice il falso, come mai nessuno lo smentisce con i documenti? Come mai si installano le telecamere?”.

Forse l’atteggiamento ci rivela molto di più delle parole. Parole che – lo abbiamo visto anche nei comunicati del caso Rupnik – spesso sarebbe meglio risparmiarsi. Questa mattina l’ufficio delle comunicazioni sociali ha pensato bene di pubblicare un comunicato in difesa di Renato Tarantelli. Prima si è tentato di difendere Daniele Libanori, ora Tarantelli. I risultati? Nefasti.

Nelle parole del Vicariato emergono due cose: Silere non possum ha pubblicato documenti veri e ciò che dice è vero; la colpa è tutta di Pierangelo Pedretti. Il comunicato, quindi, non è a tutela del Vicariato ma dell’operato del Direttore dell’Ufficio Giuridico. Il principe del foro, però, non ha ben compreso che Silere non possum non ha mai detto che Pierangelo Pedretti abbia fatto bene e Tarantelli no. Questi sono i suoi tormenti personali che portò davanti al Papa anche nel 2021 ma non sono la realtà.

In una occasione, infatti, visto e considerato che Pedretti e Tarantelli continuavano a litigare e a farsi dispetti, il Papa li ricevette insieme e li mandò fuori dalla porta dicendo: “Mettetevi d’accordo. O restate entrambi e andate d’accordo oppure ve ne andate tutti e due”. Il resto è storia e abbiamo visto come qualcuno è riuscito a convincere il Papa che il dramma era uno solo. La realtà dei fatti è ben diversa e Silere non possum in queste ore l’ha portata alla luce con documenti originali e non pubblicati in modo “artatamente parziale”. Se sono pubblicati in modo artatamente parziale come mai il Vicariato non li pubblica integralmente e smentisce ciò che dice Silere non possum? Chiaramente questa redazione adotterà tutte le azioni volte a tutelare la sua buona fama e la genuinità del proprio operato e molto altro ci sarà da pubblicare ancora a dimostrazione di quanto abbiamo affermato.

Tornando ai fatti, non ci sono santi o demoni, ci sono azioni sbagliate ed azioni corrette. È assolutamente dannoso (e falso, peraltro) per l’Ente Vicariato di Roma intervenire con un comunicato che afferma: “La gestione degli immobili di Lungotevere dei Vallati e dei relativi contratti, le possibili disdette e il recupero delle morosità, fin dal 2020 sono state di competenza della Sezione Patrimonio, coordinata dall'allora Prelato Segretario del Vicariato di Roma”. Con questa affermazione Albanese cosa ci sta dicendo? Ci dice che ciò che ha detto Silere non possum è vero ma la colpa è di Pierangelo Pedretti. Si tratta di un vero e proprio complesso per Tarantelli, uno spauracchio da utilizzare per giustificare anche la fame nel mondo.

Ma quando mai Silere non possum ha detto che Pedretti non ha commesso errori? Ciò che noi abbiamo affermato è ben diverso e a Santa Marta l’antifona è stata recepita forte e chiaro. I documenti che il Vicariato dice essere stati sottratti illecitamente ma che sono pubblici perché qualcuno dovrebbe spiegare a Renato Tarantelli che i contratti devono essere depositati e pertanto sono di pubblico dominio, parlano chiaramente e riportano ciò che Silere non possum ha affermato. Si tratta di contratti che non sono stati stipulati secondo il valore di mercato. Se il Vicariato può dimostrare il contrario lo faccia ma con i documenti e senza vaneggiare. Dire che sono stati stipulati ai tempi di Pedretti non giustifica l’operato ed è falso dire che “sono stati al tempo basati sullo stato oggettivo degli immobili e sul loro concreto utilizzo”. Il contratto di Di Domenico che Silere non possum ha pubblicato poteva essere adeguato alle esigenze odierne visto che è scaduto il 15 giugno 2023. L’ufficio giuridico ha però taciuto ed ora per altri 6 anni le condizioni resteranno queste. Cosa c’entra Pedretti con il 15 giugno 2023? Nulla.

La sezione patrimonio

Visto e considerato che in Vicariato non hanno compreso l’invito rivolto non molto tempo fa dai preti del settore centro, siamo obbligati a spiegare ai presbiteri della diocesi di Roma e del mondo intero cosa è accaduto nella sezione patrimonio.

Scrive Albanese: “La gestione degli immobili di Lungotevere dei Vallati e dei relativi contratti, le possibili disdette e il recupero delle morosità, fin dal 2020 sono state di competenza della Sezione Patrimonio, coordinata dall'allora Prelato Segretario del Vicariato di Roma.
Solo dal giugno del 2023 il Vicegerente e l'Ufficio giuridico del Vicariato sono stati chiamati ad occuparsi di tali contratti e delle necessarie iniziative volte a una maggior tutela degli interessi dell'Ente proprietario (Ospizio Ecclesiastico dei Cento Preti), portando tra l'altro la trattativa verso una soluzione particolarmente migliorativa per l'Ospizio, sia in termini economici sia di garanzie. I rapporti con le controparti hanno avuto natura esclusivamente lavorativa e si sono svolti in un contesto rigorosamente lavorativo”. Ancora una volta viene affermato che Silere non possum ha detto il vero ma la colpa non è di Renato Tarantelli. Ma guardiamo cosa è accaduto.

Il prelato segretario, ovvero Pierangelo Pedretti, ebbe a commissionare una relazione all’avvocato Antonio Rizzi in merito alla questione patrimoniale. Questa relazione fu consegnata anche a Renato Tarantelli. Questo conferma che i problemi evidentemente erano già presenti e vi si doveva mettere mano già dal 2021. Visto e considerato che la relazione del Notaio Pace ha ribadito queste criticità ci si chiede come mai Renato Tarantelli e i suoi collaboratori non abbiano ancora inviato alcuna lettera di sollecito a tutti coloro che – come è stato evidenziato – sono morosi?



Qualcuno ha mai visto un ufficio pubblico affermare che la colpa è in capo a chi vi era prima a capo di quell’ufficio? Oppure è il caso di rimboccarsi le maniche ed iniziare a lavorare?

Visto, però, che qualcuno ci tiene a difendere l’operato di Baldo Reina e Renato Tarantelli è bene anche affermare la Verità su quanto accaduto da quando loro sono responsabili di questa sezione patrimonio. Con l’entrata in vigore della Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione il Vicegerente Reina ha nominato il Sig. Gianmarco Capra quale direttore della Sezione Patrimonio. Tale nomina è passata chiaramente in consiglio episcopale e a questo signore è stato fatto firmare un contratto a tempo indeterminato.

Appena Capra ha iniziato a portare avanti il lavoro iniziato in precedenza, ovvero quanto emerge dalla relazione dell’avvocato Rizzi, Reina ha bussato alla sua porta e gli ha comunicato che: “Purtroppo abbiamo sbagliato e la nomina non ha ricevuto il gradimento del Papa, quindi è nulla”. Capra, quindi, è stato spedito con un biglietto di sola andata ed oggi a capo della seziona patrimonio non vi è nessuno. La commissione è composta da laici, come ha voluto la signorina cancelliera, e vi sono dentro: Tarantelli, Odoardi, Pozzilli (architetto a capo dell’ufficio edilizio), Adiutori (addetto alla sezione patrimonio). Cosa hanno fatto queste persone in questi mesi? La colpa è ancora dell’allora Prelato Segretario?

Ospizio Cento Preti

Albanese afferma: “portando tra l'altro la trattativa verso una soluzione particolarmente migliorativa per l'Ospizio, sia in termini economici sia di garanzie. I rapporti con le controparti hanno avuto natura esclusivamente lavorativa e si sono svolti in un contesto rigorosamente lavorativo”.

Il riferimento è all’ospizio dei Cento Preti e alla trattativa con WPF. La domanda è: Come mai se la trattativa era vantaggiosa in termini di garanzie ed economici allora è stato deciso di non procedere? La risposta la dà lo stesso Tarantelli nella lettera che ha inviato al Vicegerente Baldo Reina ed è finita sulla scrivania del Pontefice stesso. La nota porta protocollo 261/24/leg e recita così: « […] Al fine di prevenire l'effetto di eventuali modifiche sulla normativa (regionale, comunale o statale) che disciplina i requisiti da rispettare per la classificazione nell'una o nell'altra categoria di attività, che possano astrattamente legittimare il conduttore a ricondurre automaticamente e autonomamente (rispetto a locatore) l'attività extra alberghiera in attività alberghiera, don Renato Tarantelli Baccari è intervenuto suggerendo la necessità di inserire una clausola solutiva espressa che sanzioni con la risoluzione qualsiasi mutamento dell'attività o di una sua qualificazione. Infatti dalla descrizione fatta dal dottor Di Domenico, al di là della attuale destinazione d'uso dell'immobile, parrebbe che ci si possa trovare in una situazione per la quale l'attività svolta dal conduttore venga fatta rientrare automaticamente in una attività che non è quella che oggi porterebbe alla sottoscrizione del nuovo contratto; ne verrebbe dunque inficiata quella finalità essenziale del contratto che prevedeva, sin dal testo del 2017, l'obbligo di svolgere solo attività extra alberghiera, proprio per evitare che in un palazzo di proprietà di un ente ecclesiastico e già destinato ad attività istituzionali e caritative si potesse svolgere un'attività alberghiera vera e propria. Oltretutto, il rischio si amplifica considerando che a quel punto potrebbe facilmente venire a determinarsi un'attività rientrante nelle cosiddette categorie "extra lusso". Dinanzi a tale circostanza, che dal tenore della riunione e dalla descrizione del dottor Di Domenico sembrerebbe essere non tanto una mera eventualità quanto piuttosto una probabilità concreta, il Vicegerente insisteva affinché venisse inserito nel contratto questo elemento con estrema chiarezza per evitare che ci si potesse trovare poi in difficoltà e vedere svolgere lì un'attività diversa da quella concordata. Dinanzi ad alcune perplessità del conduttore circa la modalità e la possibilità di inserire nel contratto questo elemento, don Renato Tarantelli Baccari chiedeva che per prevenire incertezze interpretative venisse inserita nel contratto una clausola per prevedere che qualora vi fosse una modifica normativa volta a consentire l'esercizio di un'attività diversa o semplicemente qualora il conduttore svolgesse un'attività qualificabile come attività alberghiera, anche solo di fatto, si abbia una risoluzione immediata del contratto. Di fronte a tale proposta vi è stata una marcata resistenza della controparte; in virtù di ciò, pertanto, questo Ufficio ha manifestato che non sussistono garanzie sufficienti per scongiurare una attività alberghiera, forse anche extra lusso, se non quella di inserire una clausola risolutiva espressa in tal senso. Dalla riunione è emerso dunque che probabilmente le intenzioni delle Parti sono sostanzialmente differenti tra loro. L'unica chance che potrebbe essere concessa a WPF, qualora gli altri elementi del Contratto siano condivisi dagli Organi competenti per l'approvazione, sarebbe quella che la società accetti la presenza nel testo negoziale di una clausola risolutiva espressa ex art. 1456 cc o addirittura di una condizione risolutiva del contratto ex art. 1353 cc. Ma obiettivamente, alla luce degli eventi, tale soluzione appare alquanto teorica». Riformuliamo la domanda a Renato Tarantelli e ad Antonio Albanese: perché si è arenato tutto se era così vantaggioso? Possiamo chiederlo anche in swahili.

Nel giugno 2023 la morosità di WPF era di € 985.500.00. Qui lo afferma lo stesso Reina nella bozza. L’accordo che Baldo Reina e Renato Tarantelli volevano concludere era di € 360.400.00. Quale sarebbe la soluzione particolarmente migliorativa? Ad oggi WPF ha accumulato ancor più morosità ma l’Ufficio Giuridico non ha inviato loro una lettera di sfratto.

In merito alla visura pubblicata da Silere non possum solo nella parte interessata per una questione di spazio, Albanese scrive: tale visura riguarda un immobile di proprietà di un altro soggetto a noi estraneo ed è totalmente inconferente con l'oggetto del contratto”. L’affermazione è falsa e la visura riguarda proprio via dei Pettinari 53/54 che, come si evince dal contratto, è confinante con Lungotevere dei Vallati. Il soggetto è WPF e l’immobile è quello.

Questione DPO

Il Vicariato afferma: Già lo stesso sito ha dovuto, su altro tema, rettificare le fantasiose ipotesi di sanzioni milionarie per la nomina del DPO (Responsabile per la Protezione dei Dati), la cui procedura e nomina stessa sono avvenute invece nel pieno rispetto della normativa in materia”.

Silere non possum non ha rettificato alcunché ma, piuttosto, ha reso noto che questa nomina è stata firmata in fretta e furia a seguito dell’intervento del Papa stesso. Silere non possum non vorrebbe ritrovarsi obbligato a pubblicare le note che il Pontefice ha inviato attraverso i vigili del fuoco al Palazzo Lateranense. Abbiamo anche spiegato [qui] che se questa nomina fosse stata effettuata realmente a gennaio allora il Vicariato pubblichi un documento che comprovi questa cosa. Una mail o qualcosa che ci dica con certezza data ed ora della creazione della nomina di De Donatis. Al momento l'unica mail che c'è è quella in cui Tarantelli chiede il deposito della nomina firmata dal Papa il 9 febbraio 2024.

Lo stesso Vicariato dovrà spiegare anche perché è stato inviato il reverendo Monsignor Pablo Walter Castiglia, segretario particolare del Cardinale Vicario, presso l’Autorità Garante il 15 febbraio per chiedere informazioni in merito a due questioni: chi deve nominare il DPO e il conflitto d’interessi che sussiste. Fabio Mattei e Laura Ferola furono chiari e spiegarono che vi era il conflitto e le “fantasiose ipotesi di sanzioni milionarie” non erano poi così fantasiose. Se De Donatis aveva già fatto la nomina a gennaio perché mandare il segretario particolare all’Autorità Garante?  Aldilà delle affermazioni false di Albanese siamo felici che abbiano rimediato ad uno dei due problemi. Resta ancora il problema del conflitto d’interesse che il Papa stesso ha detto voler risolvere.

Infine, con questo comunicato il Vicariato ha lanciato un boomerang che ora gli torna indietro in maniera letale. È evidente che quanto Silere non possum sta denunciando è un punto dolente che settimana scorsa ha portato il Papa a convocare d'urgenza il cardinale Vicario, Libanori e Ambarus. Ciò che a San Giovanni in Laterano dovrebbero fare, però, è rispondere con documenti e non con farneticanti comunicati che non fanno altro che far dire ai preti: "Non hanno smentito nulla di ciò che avete detto, anzi, è evidente che sono in difficoltà"

Noi, però, non abbiamo paura di alcuna smentita perchè saremmo ben felici di essere contraddetti ma, purtroppo, i documenti parlano chiaro e Silere non possum non tira le parti di Pedretti o Tarantelli. La Diocesi di Roma non può essere in balia delle isteriche volontà di primeggiare di alcuni soggetti. I sacerdoti, soprattutto i parroci, sono stanchi di questo utilizzo strumentale della Curia. Tutte le belle aspettative che nel 2013, proprio undici anni fa, qualcuno si era immaginato sono andate perse. Libera nos Domine!!

d.L.M. e F.P.

Silere non possum